Mindfulness Immaginale e Shinrin Yoku

Mangi di meno se lo fai con consapevolezza

LE TECNICHE DI MEDITAZIONE POSSONO ESSERE APPLICATE ANCHE ALL’ATTO DEL CIBARSI, CON EFFETTI POSITIVI SU ALCUNI COMPORTAMENTI COMPULSIVI

Esistono modalità “tascabili” (cioè sempre disponibili) per aiutarci a far sfumare il turbinio di pensieri parassiti che a volte ti riempie la testa. (…..)

..si cerca di far crescere la “presenza mentale”, cioè di realizzare quella condizione caratterizzata dalla presenza di una particolare energia psichica, tramite la concentrazione mentale sulle attività in questione.

…non solo respirare e camminare possono essere utilizzati a questo scopo: la “consapevolezza meditativa” può essere estesa ad ogni atto o attività umana, anche quella costituita dalla manipolazione di oggetti e cose del mondo esterno, tra cui quelle essenziali per l’esistenza come nutrirsi.

Contenere l’automatismo

Una delle funzioni ponte tra necessità funzionali organiche e il mondo esterno delle cose e degli oggetti, è costituita infatti dall’alimentazione. Ed è proprio con l’atto di mangiare,in tutti i diversi modi in cui si realizza, che si possono esprimere caratteristiche individuali che vanno dalla soddisfazione al disagio ed anche alla patologia (anoressia mentale e bulimia).

In genere mangiare, come fumare e come altre azioni quotidiane, sono atti che necessitano di una volontà, nella loro esecuzione, ma anche si trasformano quasi sempre in “abitudini” che tendono a sfuggire al nostro controllo per assumere una propria autonomia di esecuzione, che può anche trasformarsi in impulsi apparentemente incontrollabili contro i quali né le imposizioni, né i buoni propositi hanno effetto.

È invece contenere tale impulsività sviluppando la consapevolezza prodotta dalla “presenza mentale”. Come si può fare, in pratica? Ad esempio si può iniziare con qualche respiro consapevole per poi mangiare lentamente, frazionando ogni movimento per notare ogni sensazione, suono, gusto odore, quali ad esempio: la tensione dei muscoli della mano e del braccio nel portare il cibo alla bocca e il contatto del cibo con le labbra e con le parti interne della bocca. Proviamo a fare dei bocconi piccoli, da masticare quanto più lentamente possibile e a fondo sino a renderli quasi liquidi per poterne gustare, con stupore, il sapore più profondo, prima di deglutirli. In questo modo romperemo l’automatismo di allungare il braccio per catturare il boccone successivo da ingurgitare in fretta.

Basta disattenzione

Concentrarsi su ogni atto e momento del mangiare, oltre a ridurre la quantità di cibo ingerito, ne aumenta la digeribilità e contribuisce a liberare la mente dai pensieri che la occupano incidendo negativamente sulla digestione. È un’inversione netta del solito comportamento: mandare giù cibo in fretta senza nemmeno accorgersene, magari parlando e ascoltando argomenti sgradevoli come può anche avvenire nei cosiddetti pranzi o cene di lavoro.

Da RIZA Psicosomatica settembre 2011 (Piero Parietti)

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