Psicosomatica

Colite

Eliminare con forza le parti inaccettabili di sé.

Termine generico che spesso è associato a mal di pancia, dolori, tensioni, scariche diarroiche, talvolta si ritiene di aver contratto un’infezione intestinale a causa di cibi, parassiti o batteri oppure si pensa sia correlabile allo stress, all’ansia e alla tensione.

L’intestino è il luogo dove speriamo di nascondere gli istinti e i pensieri che non ci piacciono, ma questi possono diventare talmente ingombranti da farsi sentire con gli spasmi della colite.

La colite è una delle patologie nelle quali emerge con maggiore evidenza come nel corpo il basso possa farsi carico di ciò che l‘alto non riesce a elaborare, facendone le sue veci. L’intestino (il basso) con la colite dà corpo a tutto ciò che il cervello e la psiche (l’alto) non riesce a gestire e, se necessario, ad elaborare.

Dal punto di vista psicosomatico le nostre parti basse si sono assunte il compito di esprimere ciò che le nostre parti alte, la mente, non riesce ad affrontare.

L’intestino esprime quindi la nostra parte ombra, i nostri istinti, tutto ciò che la mente non è in grado di reggere: emozioni aggressive, parti sporche, fantasie sessuali proibite, istanze di cui ci vergogniamo. Le feci nella colite rappresentano i pensieri sporchi, i cosiddetti “bassi istinti”, che non vogliamo siano visti all’esterno sottraendoli spesso anche alla nostra coscienza, spinti giù in basso ed eliminati posteriormente, in modo da non vederli. Ciò che non vogliamo vedere lo espelliamo attraverso il colon. L’espulsione dalla parte posteriore del corpo è significativa sul “non vedere” certe istanze, fantasie o pulsioni che la coscienza non è in grado di contenere.

Si tratta di persone che amano sentirsi pulite, linde, moralmente impeccabili, correte, puntuali che mettono quindi in atto processi di purificazione sia interni che esterni.

 Alcuni tratti che possono essere presenti sono:

  • essere ossessionati dalla pulizia e dall’ordine;
  • essere sempre puntuali e avere una coscienziosità ostinata;
  • avere grande controllo e rigore morale;
  • inibire la propria aggressività e sessualità;
  • avere bisogno di molto affetto e dipendenza;
  • avere atteggiamento passivo, essere molto sensibili e introversi,
  • avere scarsa capacità di autonomia e adattamento;
  • avere scarsi rapporti sociali, essere conformisti e indecisi;

Nell’intestino avviene quindi questa dolorosa elaborazione mirata all’espulsione delle parti sporche. Il colitico ha bisogno di sentirsi pulito – fuori e dentro – i rituali e le abitudini a cui si sottopone (in particolare igienici) fanno acquistare a tali azioni il carattere inconscio di veri e propri riti di purificazione. Le scariche diarroiche rappresentano un modo per riuscire a far vivere, anche se in modo assai tortuoso e doloroso, tutto ciò che si vuol rimuovere o che non si ha il coraggio di vivere, quelle parti che la persona, con il suo atteggiamento metodico, ordinato, moralista, esteriormente pulito, è costretta a negare. Il caos e l’ineluttabilità delle pulsioni viscerali riescono cosi a scaricarsi, mantenendo un seppur precario equilibrio psicofisico.

Questo tipo di persone non sopporta l’idea di aver paura. E tra le cose negate alla coscienza c’è anche la paura: paura di singoli eventi (come affrontare un esame), oppure un cronico stato di allerta come si verifica nei disturbi d’ansia. La scarica immediata è la riattivazione di un modo arcaico di sottrarsi a una situazione vissuta come pericolosa, un essere più leggeri per poter scappare.

Tutto questo mondo rimosso non si può incontrare lasciando solo all’intestino il lavoro sporco.

Spesso sono presenti tratti depressivi, ma è una depressione mascherata che non viene né elaborata né manifestata apertamente.

Il lato Ombra del soggetto colitico, che va progressivamente incontrato e accettato.

È importante prendere coscienza delle proprie emozioni negate e delle parti che non si accettano di se stessi, riuscendo via via a esprimerle in forme adulte e sane. Se la colite è presente da anni, ci vorrà tempo affinché se ne vada, ma va ricordato che ciò che conta è riuscire a viversi in modo meno moralistico e più libero.

 

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