Psicologia

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Disturbo da Attacchi di Panico – DAP

Per un naturale desiderio di approvazione ed accettazione tendiamo sempre più a conformarci alla realtà circostante. Finché tutto ciò avveniva in tempi in cui l’uomo era in contatto ed armonia con la natura non si trattava che di conformarsi a regole della “Madre Terra” e di buona convivenza, ma ora la nostra società è organizzata su stili di vita e regole del gioco sempre più astratte e ben lontane da quella che è la natura. Anzi si potrebbe dire che sta distruggendo sempre più tutto ciò che di naturale c’è alterando l’intero equilibrio del pianeta.

Se ci allontaniamo dalla natura conformandoci in maniera sempre più inconsapevole a queste regole di vita così astratte più accadere che la nostra Anima si ribelli. Per Anima qui intendo l’energia che anima il corpo, l’energia vitale che dirige tutte le funzioni dell’essere umano.

L’Anima permette a più funzioni di esistere contemporaneamente, per darci più possibilità di vita, perciò per liberarci dall’unilateralità la forza della vita reagisce con il panico, che è un suo alleato.

Così, ad un certo punto, arriva il panico (o DAP), una esplosione di energia che ci assale all’improvviso per pochi eterni minuti, scatenando una tempesta emotiva incontenibile apparentemente priva di senso.

I sintomi:

  •  mani sudate
  •  tachicardia, cuore che batte all’impazzata
  •  senso di oppressione al torace
  •  senso di svenimento
  •  dispnea, viene meno il respiro
  •  le gambe cedono
  •  il corpo è percorso da fremiti e tremori
  •  disturbi viscerali: crampi addominali, colite, nausea
  •  la vista si annebbia
  •  ipercinesi
  •  cefalea, la testa pulsa
  •  ronzii alle orecchie
  •  formicolii
  •  paura di perdere il controllo
  •  senso di irrealtà e estraneità da se stessi
  •  si ha l’impressione di impazzire e morire.

La durata di un attacco è in media di 20-30 minuti, ma per chi lo vive il tempo si dilata e sembra di grna lunga maggiore. Per  parlare di DAP bisogna essere in presenza di almeno 4 crisi.

Il panico può associarsi a disturbi del sonno e a depressione (che isola la persona da un mondo che non le basta più).

L’attacco lascia una scia di angoscia, impotenza, malessere, spossatezza e soprattutto la paura che il panico torni. Questa paura un po’ alla volta condiziona la vita di chi soffre di DAP e la rende sempre più invivibile.

La persona colpita da DAP cerca spesso di farcela da sola, di mostrarsi forte, di controllare e mettere a tacere il panico magari chiedendo al medico una pillola per guarire e dimenticare. Ma quando si cerca di sedarlo e metterlo a tacere si cerca solo di non far emergere i sintomi ma non si risolve il problema…

Il panico dimostra che l’uomo non può dimenticare, non esser consapevole, della sua natura, non può scordarsi dei suoi istinti primordiali. Per quanto ‘evoluti’ siamo sempre animali ed abbiamo sempre una funzione nell’equilibrio di questo Mondo.

Quando ci allontaniamo dal nostro scopo di vita, quando pensiamo che la vita sia tutta qui in ciò che ripetiamo per abitudine tutti i giorni, arriva qualcosa per ricordarci che siamo speciali, che siamo di più delle nostre vite quotidiane. Noi siamo tutte le nostre potenzialità, darsi obiettivi precisi significa limitarci.

È una forza viva quanto inutilizzata che ci si scaraventa contro come un’onda oceanica, un’energia fuori dal tempo che ci fa vedere tutto l’ignoto e l’incerto che rifiutiamo. Chi soffre di DAP può nascondere dei timori inconfessati nei confronti della vita che potrebbe metterci di fronte a dei colpi di scena o ingestibili imprevisti, la paura di sentirsi liberi, di esser ciò che si è, senza sottostare a schemi e opinioni altrui. L’inconscio è ispirato al dio greco della natura e trasgressione, il signore delle selve, il dio Pan (da cui la parola Panico trae la radice). Pan arriva per farci cadere la maschera che ci sta soffocando e per liberarci dalla mentalità artificiosa che ci siamo costruiti, è una forza travolgente che ci richiama alla realtà.

Nel panico si nasconde la stessa energia che anima tutto ciò che vive, è un’energia legata alla Madre Terra, che arriva a salvarci quando imbocchiamo una strada che ci porta lontano da noi stessi, da farci diventare dei personaggi falsi, inutili e dannosi.

Nella simbologia la razionalità è il giardino e l’inconscio è la selva incolta.

Nella nostra società, per avere sempre e tutto sotto controllo, abbiamo perso la capacità di lasciarci andare, di goderci l’ebbrezza della sana follia, la nostra voce creativa, di cui il panico è l’ambasciatore

I tutte le culture emerge il concetto che la vera armonia scaturisce dal contrasto, dall’equilibrio tra due opposti.

Non esiste nulla al mondo che non abbia un polo opposto: caldo – freddo, asciutto – bagnato, pesante – leggero, buono – cattivo, positivo – negativo, amore – odio…… Non a caso i nostri occhi, bi-focali, sono la chiave di lettura del mondo.

I due poli non possono esistere l’uno senza l’altro. Sono collegati in un continuo scambio e si condizionano l’un l’altro, assieme formano un’unità. Anche il nostro corpo non sfugge alla regola: all’inspirazione deve seguire l’espirazione, il cuore deve contrarsi e distendersi… Il dualismo riveste un carattere positivo se si esprime nella ricerca dell’unione, nell’armonia dei contrari.

Nietzche in “Divieni ciò che sei. Pensieri sul coraggio di essere se stessi” invita alla realizzazione della propria indole, il proprio talento senza “tradire” la nostra natura.

Il panico può essere quella energia che ci porta a rinascere, a non negare il lato naturale e a reprimere l’istintualità biologica. Come diceva C. G. Jung, è una porta verso il “Sé”, può portarci ad una comprensione e accettazione di noi stessi. Per arrivare a questo il lato ombroso svolge una funzione fondamentale.

Diventare capaci di vivere in sintonia con le nostre emozioni, lasciando agli altri le loro aspettative, liberi di trasformare la voglia di vivere in vera e propria medicina antipanico è ciò a cui ci invita la Natura.

Come alibi ci convinciamo di “esser fatti così” e di non poter cambiare ,ma sono solo scuse per perpetuare questo “vincente” stile di vita “congelato”.

È importante comprendere che per ritrovare il benessere, l’equilibrio sano, essere completi, dobbiamo lasciarci abitare anche da Pan, allora è importante modificare l’atteggiamento mentale ed essere disposti a cedere e rimescolare le carte della nostra vita, a ridiscutere il personaggio che ci siamo costruiti pensando fosse noi stessi. La risoluzione dei casi di panico spesso segue la via della “follia consapevole” con la riscoperta di parti di personalità nascoste, parte di noi e potenzialmente creative. Si lasciano cadere preconcetti, obiettivi e schemi mentali … inutili…

Da un punto di vista neurologico il DAP può essere associato ad una maggiore attività dell’ippocampo, del locus coeruleus e del sistema adrenergico, si è lontani dal confermare invece una ereditarietà genetica. Piuttosto si potrebbe parlare di una ereditarietà nello stile di vita e del contesto emotivo nei quali una persona si trova a crescere e  a vivere e che preparano il terreno al panico.

L’O.M.S. riporta che circa due milioni e mezzo di persone in Italia ne sarebbe vittima, soprattutto donne, pur essendo in aumento tra gli uomini “manager”. L’esordio del disturbo si colloca in genere tra i 15 e i 35 anni.

Il panico è il “grido di dolore” è una forma di rivolta che ci dice che è giunto il momento di cambiare aria..

Edvard Munch, L’Urlo

Spesso dalla normalità al disagio si passa attraverso paura, fobia e ansia, queste però non vanno confuse con i DAP. Vediamo analogie e differenze:

  • Paura è un’emozione legata ad un meccanismo fisiologico di difesa. La difesa è per qualcosa che ci minaccia e può turbarci. La paura è una reazione sana nella misura in cui ci frena davanti a situazioni di pericolo vero o presunto.
  • Fobia è una paura incontrollata ed esagerata che si scatena, a volte, anche per situazioni del tutto innocue e quotidiane. La convinzione è che queste situazioni possano colpirci mettendo a rischio la nostra sopravvivenza per cui si mettono in atto dei comportamenti di esitamento o fuga. La fobia si differenzia dal panico per la presenza di un preciso oggetto scatenante.
  • Ansia deriva dal latino angere cioè “stringere”. Comprende quindi tutte le sensazioni di oppressione, apprensione, soffocamento, mancanza di respiro, difficoltà di concentrazione, incapacità di rilassarsi, stanchezza, insonnia e irritabilità. Nella sua forma più intensa diventa angoscia con sensazioni di costrizione a livello corporeo, soprattutto al petto e alla gola. L’ansia si differenzia dal panico per la sua modalità di manifestazione meno violenta, infatti il DAP è paralizzante e presenta sintomi fisici più marcati con esordio improvviso che lasciano la persona molto debilitata. L’ansia più diventare continua e persistente debilitando quindi in modo costante la persona che ne soffre (disturbo l’ansia generalizzato).
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