Psicosomatica

Asma

Malattia infiammatoria delle vie polmonari caratterizzata da crisi respiratorie, con sibili e difficoltà sia nell’inspirazione che nell’espirazione, tosse secca e senso di soffocamento.

Disturbo che in genere a associato a forme allergiche, alle polvere, ai pollini, ecc. si tratta quindi di ipersensibilità dell’apparato respiratorio.

Gli attacchi d’asma si verificano quando l’infiammazione o lo spasmo causano la contrazione delle sezioni terminali dei bronchi.

Alcuni dei sintomi con cui si manifesta:

-sibili

-tosse

-senso di soffocamento

-accelerazione del battito cardiaco

-colorito bluastro al volto (negli attacchi più gravi).

Spesso il soggetto si sente agitato e può diventare pallido.

Negli adulti l’asma può presentarsi dopo ricorrenti infezioni polmonari o, soprattutto negli anziani, è associata a problemi cardiaci.

La maggior parte degli attacchi dura qualche minuto ma un attacco grave può protrarsi per ore per cui è necessario l’intervento di un medico per scongiurare pericoli di collasso o decesso per mancanza di ossigeno.

Analizzando la situazione dal punto di vista psicosomatico: stiamo parlando di elementi impalpabili, leggeri e sottile.

La crisi d’asma inizia con un broncospasmo espiratorio: i bronchi, cioè, cercano di trattenere il più possibile l‘aria ai loro interno. Ebbene, questo riflette in modo perfetto lo schema psicologico-affettivo dell’asmatico.

L’aria, prima ancora del cibo, è la prima forma di nutrimento quando veniamo al mondo, è il primo atto autonomo nella vita, l’aria è associata quindi a qualcosa di vitale, è ciò che ci permette di sopravvivere. Come tale essa rappresenta uno dei tanti volti del materno, la mamma come l’aria o l’aria come la madre.

Pertanto, ognuno dì noi lega al respiro l’idea della sopravvivenza immediata.

I primi sintomi possono presentarsi già durante l’infanzia o l’adolescenza e a volte possono essere associati a eczema, orticaria o altre manifestazioni allergiche. Quando l’asma colpisce in tenera età è associato al rapporto con la madre, si tratta di relazioni particolari, di grande intensità emotiva e affettiva, spesso si tratta di madri con queste caratteristiche: molto direttive e spesso fredde e intransigenti, anche con il marito (l‘uomo in famiglia è passivo); sono capaci di tenere il muso anche per giorni, ripongono nel figlio molte aspettative di realizzazione personale, prendono loro tutte le decisioni di casa, comunicano le loro contrarietà in modo non diretto, creando atmosfere cariche di tensione o di delusione.

Nel caso di chi diventa asmatico da piccolo o durante l’adolescenza, la madre gioca un ruolo chiave, essa fin da quando il bimbo è nato manifesta il suo amore con ambivalenza: in modo impercettibile aereo, essa fa subito capire al bimbo che ci sono regole da lei stabilite che lui non deve oltrepassare, perché se questo dovesse avvenire, non ci sarà un semplice rimprovero, ma la sospensione dell’amore. Disposta quindi a dare una sorta di affetto condizionato, c’è una demarcazione, una condizione, tipo “se ti comporti bene, ti voglio bene..”

Tale schema resta identico nella forma con il proseguire degli anni. Nell’adolescenza esso si può riassumere così: “va e sii libero ma all’interno delle aspettative che ho su di te”.

Il bambino cresce in una gabbia invisibile, dove riceve amore-aria-stima dalla madre, la gabbia è soffocante, ma in fondo in essa si sopravvive; il problema e quando se ne esce, l’asmatico sente di poter soffocare davvero, lì percepisce un “embargo” affettivo.

In sintesi, la mamma “mette il muso” e lui sente di non ricevere più aria-amore.

Poiché tutto questo meccanismo è inconscio, ecco il corpo arriva a “risolvere” la questione: ogni volta che il bambino o il ragazzo, a volte anche l’adulto, vuole fare una scelta autonoma, si riattiva l‘arcaica paura di essere deprivati dell’aria, cioè della mamma, e la crisi scatta per tenere dentro quanta più aria possibile. È un broncospasma, che impedisce all’aria di uscire, questo intrattenimento di aria per fare scorta di aria prima dell’operazione in autonomia. Il soggetto non è sicuro di poter sopravvivere da solo.

L’aria è un filo diretto con la vita che il soggetto ha paura di perdere.

L’inspirazione è simbolicamente legata alla vita e l’espirazione alla morte.

La “madre aerea” rappresenta quel qualcosa di intensamente desiderabile da cui fatica a separarsi e che si cerca quindi di trattenere il più a lungo possibile dentro di sé.

Trattenendo l’aria si cerca di rimandare il momento “mortifero” e “abbandonico” soffermandosi sulla polarità vitale e affettiva del respiro.

Nell’inconscio di queste persone si crea l’equivalenza “fare scelte autonome = rischiare di morire“, e in effetti la crisi d’asma non curata può talora essere letale.

Il bambino crescendo si chiede se sarà in grado di respirare da solo, se la scelta che farà condizionerà la sua aria, se non avvalla ciò che la mamma si aspetta

In questi casi il problema, in genere, insorge alle prime esperienza di autonomia. Ci sono anche altre relazioni, con l’ambiente o le figure parentali circostanti.

Ad esempio la nascita del fratellino o sorellina può creare della gelosia o il timore che lo spazio affettivo che era tutto suo ora dovrà dividerlo con qualcun altro, forse privilegiato. È come dire: “ho paura di essere scalzato dal mio ruolo, trattengo quindi l’aria per “rubare” l’elemento affettivo al fratello o sorella e non cederla”. Una sorta di gelosia estrema, sottile e impalpabile allo stesso tempo.

È interessante notare come la paura di perdere la continuità degli affetti fa sorgere poi relazioni particolari. Un esempio possono essere gli adolescenti asmatici che instaurano relazioni sentimentali del tipo “tutto o niente”.

Altri casi, quando qualcuno che non ci piace entra nel nostro territorio, si ha così un’aria cattiva, nemica. La chiusura è per evitare che l’aria cattiva mi inquini. Preferiamo stare male ma evitiamo di portare in noi qualcosa di negativo e velenoso.

 

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